Piu’ e
piu’ volte nel corso di questi mesi ho esclamato nella mia mente: “ma sono davvero
dall’altra parte del mondo?!?”, “ho fatto davvero 26 ore di volo?!?”, “vivo
davvero in un altro Continente?!?”, “sono davvero passati 8 mesi?!?”, “ho
davvero radicalmente cambiato stile di vita?!?”.
La
risposta e’ SI.
Gli
amici, anche quelli piu’ intimi, mi dicevano: “tornarai dopo un mese...”.
Oppure: “ma chi tu, u’ Principe (il mio nomignolo)???...a prima difficolta’
rientrerai subito alla base!”.
Beh,
diciamo che attualmente l’unica cosa che mi manca dell’ Italia e’ il calcio!...Ho
detto tutto...
Con
cio’ non voglio dire che si sbagliavano perche’ nella vita non si puo’ mai
sapere, ma almeno per due anni ho la possibilita’ di vivere in un contesto
assolutamente nuovo che mi stimola e mi fa sentire appagato, soddisfatto.
A farmi
tornare alla realta’ odierna e’ stata una mail arrivatami la scorsa settimana.
In
questo periodo ho molto tempo per pensare, anche troppo direi, cosi’ il mio cervello
galoppa avanti e indietro, facendomi ripercorrere tutte le tappe che ho vissuto
e le motivazioni che mi hanno spinto ad emigrare e ora a tentare di rimanere.
Sapevo
che venendo in Australia sarei dovuto ripartire da zero in tutto, e cosi’ ho
fatto. Qui non importa (o quasi) quello che hai fatto in passato, quello che
pensavi, come ti comportavi, le tue abitudini, con quale soprannome ti
chiamavano e ti chiamano i tuoi amici e il perche’; qui sei soltanto un
immigrato come un altro, l’ ultima ruota del carro. Ovviamente non siamo negli
anni ’20 , c`e’ molto rispetto per tutti, soprattutto per noi italiani, e
quindi sei trattato alla loro pari (per questo si vive bene), ma rimani sempre
una persona proveniente da un altro Paese, un estraneo.
Da
quando sono qui mi sono imposto questa regola, giusta o sbagliata che sia,
opinabile o meno: sono io che mi devo
adeguare a loro e non loro a me.
Questo
mio pensiero maturato in un tempo relativamente breve, mi ha portato a lunghe
ed accese discussioni con il mio migliore amico con cui condivido questa
esperienza, e con altri ragazzi con cui mi sono trovato a dialogare.
Dicevo
loro: “se un australiano si trasferisce in Italia, e’ l’ Italia che si deve
adattare a lui o e’ lui che si deve adattare all’ Italia???”....ovviamente
silenzio.
Secondo
me nel momento in cui si decide il dafarsi, ad esempio tentare di rimanere,
presto o tardi che sia, devi cominciare a pensare come comportarti e ad avviare
il tuo personale processo d’ integrazione.
Viceversa
se decidi di “fare solo un’ esperienza” penso che non ci sia posto migliore al
mondo per farla.
Prima
di partire, anzi molto prima, mi diedi un obiettivo da raggiungere: fare il mio
mestiere in Australia.
Questa
e’ la mia personale motivazione che mi spinge a tentare l’ impresa, perche’ di questo si tratta, ad oggi.
Posso
passare per presuntuoso ed arrogante (non mi interessa...), ma nel mio
piccolissimo posso dire che in parte ci sono riuscito! Per breve tempo e non
pagato ma ci sono riuscito!
Entro
nello specifico.
Io sono
un orafo (qui si chiamo jeweler). In Sicilia la mia famiglia possiede una
piccola gioielleria in cui sono praticamente cresciuto. Ho studiato per questo,
mi sono laureato per questo ed e’ questo che voglio fare da grande. Lo avrei
fatto anche in italia se fossero stati altri tempi. So’ che ne devo “mangiare
di pane” ancora, ma sono disposto a tutto.
Questo
tipo di Skill e’ richiesto in Australia ed e’ un lavoro ben pagato. Quindi,
facendo due conti....non sono del tutto pazzo.
A
questo punto mi riaggancio alla mail: mi ha scritto la moglie dell’ Orafo che
ho conosciuto e per il quale ho lavorato a Townsville.
Due
persone di mezza eta’ fantastiche, lui romano lei marchigiana ed entrambi in
pensione ma proprietari di uno Shop, che mi hanno trattato come un figlio. Mi
ha scritto che mi pensano spesso, come procede la loro vita lavorativa e privata,
e del Ciclone che e’ appena passato fortunatamente senza conseguenze (sono
andato via in tempo, che culo!).
Se le
cose dovessero andare male (facendo vari scongiuri e toccando ferro...) e fossi
costretto a ritornare a casa, almeno non
avro’ il rimpianto di non essere riuscito nel mio intento; lo so’, sarebbe una
piccola e magara consolazione!
Ad ogni
modo sono sicuro del fatto che questa piccola esperienza non abbia fatto altro
che arricchire la mia conoscenza del settore. Ho realmente visto come funziona
il mercato australiano della gioielleria e i gusti estetici di una parte di essi
(del North Qld ovviamente).
Fra un
paio di mesi mi trasferiro’ in un altra citta’ (ho deciso Adelaide) e sono
sicuro che la “Work Experience” appena raccontata non servira’ a nulla, ma e’
meglio avere delle vere referenze australiane che soltanto tanto volonta, e “faccia
tosta”. Magari riusciro’ a lovorare per qualche grossa gioielleia....chi lo
sa’....
L’
importante e’ provarci sempre e ovunque.